Psicologia canina
Il cane pauroso
Quanti di voi leggendo questo titolo avranno pensato: “oh finalmente si parla del mio cane!!” La paura è un sentimento diffuso che può generare numerosi problemi comportamentali.
Ad esempio, in generale un cane molto insicuro può scappare al parco se si spaventa, può mordere se avverte una minaccia, può reagire di fronte ad un pericolo solo presunto.
Avere paura è un meccanismo fisiologico naturale che permette a tutti gli esseri viventi (uomo compreso) di mantenersi in vita. In natura un animale che ha un atteggiamento troppo “disinvolto” potrebbe essere facilmente mangiato da un predatore. Ma allo stesso tempo anche essere troppo paurosi costituisce senza dubbio uno svantaggio per la sopravvivenza.
Quando un cane ha paura può mettere in atto strategie diverse: alcuni di fronte allo stimolo ansiogeno possono tentare la fuga, nascondersi dietro le gambe dei proprietari o sotto i mobili, altri tentano di difendersi da ciò che ritengono un pericolo, altri ancora si immobilizzano come per dire “io? non sono un cane e non sono qui in questo momento…” tentando la via di passare inosservati.
Di solito con un po’ di pazienza si possono ottenere buoni miglioramenti, altre volte le strategie di intervento possono essere davvero molto lunghe e richiedere l’intervento di un esperto. Se il sentimento sfocia nella fobia, la depressione prende il sopravvento ed il timore impedisce il naturale svolgersi delle normali attività quotidiane può essere necessario l’ausilio del veterinario per la somministrazione di farmaci. Ciò dipende dal livello di gravità del caso.
Il problema può essere accentuato da una certa predisposizione genetica che può rendere anche due fratelli cresciuti nello stesso ambiente e dalle stesse persone anche molto diversi nei comportamenti e nelle reazioni.
Nel cane di solito la paura può essere generata da:
– una scarsa socializzazione nei primi mesi di vita
– gli insegnamenti poco utili di una madre a sua volta timida e paurosa
– un trauma subito
Quando un cucciolo forma il suo carattere in un ambiente povero di stimoli potrà manifestare in età adulta una paura generalizzata: vale a dire che potrà mostrare in contesti vari insicurezza e timore, probabilmente avrà un atteggiamento preoccupato e ansioso nei confronti del mondo che lo circonda, in special modo verso le novità. Se le esperienze sono state scarse sul piano sociale la paura emergerà al confronto con persone estranee o cani sconosciuti, ma a volte alcuni esemplari estremamente socievoli possono essere difficili da gestire se cresciuti in campagna o in contesti estremamente tranquilli e trasferiti solo successivamente in luoghi caotici. In questo caso solo l’idea di una passeggiata può tramutarsi per il proprietario in un incubo.
Il primo passo è considerare il proprio amico un individuo “normale”, cioè evitare di compatirlo e di considerarlo un “povero cane traumatizzato”. Questo atteggiamento è sempre controproducente, ma in special modo nel contesto temporale in cui si manifesta il problema. Quando il cane si sente in difficoltà avrà bisogno di trovare accanto a sé un punto di riferimento sicuro che sia per lui un buon esempio. Accarezzarlo con aria consolatoria non farebbe che confermare al cane la reale presenza di un pericolo. Per curare la paura è importante infondere coraggio aiutando l’animale a capire che è al sicuro e che non ha nulla di cui preoccuparsi. Il nostro atteggiamento deve
rimanere sereno e composto, proprio per sdrammatizzare la situazione.
Se a spaventarlo sono gli altri cani l’ideale è permettergli di socializzare con individui molto equilibrati e assolutamente non invadenti che lascino all’animale la possibilità di tenersi a distanza o avvicinarsi solo se si sente pronto. La voce del proprietario deve essere tranquilla e molto rilassata. Ovviamente i parchi affollati di cani non sono la strategia giusta.
Quando a spaventare il nostro amico sono le persone estranee si può cercare la collaborazione di qualcuno che si presti a conoscere il cane molto lentamente, evitando in un primo momento un’interazione e offrendo invece un bocconcino prelibato. Se il cane è goloso l’uso del cibo può essere di grande aiuto (se ama la pallina possiamo proporre un gioco), l’importante è non forzare il cane ad avvicinarsi o volerlo toccare a tutti i costi. L’intento sarebbe buono, cioè dimostrargli fattivamente che non gli faremo del male, ma per creare un’associazione positiva è importante non fare passi troppo lunghi altrimenti si potrebbe peggiorare la situazione. Anche guardarlo negli occhi potrebbe mettere a disagio l’animale. Il concetto di esposizione graduale è di fondamentale importanza anche nei casi in cui il problema sorga al presentarsi di rumori vari e/o oggetti inanimati.
Stimolare la curiosità del cane, in generale, è un toccasana per i cani insicuri e poco intraprendenti: ciò si può fare proponendo giochi e oggetti nuovi da esplorare oltre che nascondendo bocconcini in posti vari che stimolino l’innata voglia di conoscere e quindi più in generale di affrontare situazioni nuove.
Per quanto riguarda il secondo punto è importante ricordare che i cuccioli con un mamma troppo timorosa andrebbero allontanati regolarmente e per brevi periodi dal punto di riferimento materno, per evitare loro di sperimentare nuove situazioni osservando e di conseguenza imitando gli atteggiamenti insicuri e poco equilibrati della figura genitoriale. Bastano poche decine di minuti per avvicinare i piccoli ad altri cani e a persone di varia natura (uomini, donne, bambini) per impostare fin da subito una buona socializzazione.
Se il cane ha subito un trauma la paura sarà più specifica e meno generalizzata, quindi da un certo punto di vista più facile da superare.
Se il cane ha subito maltrattamenti da una persona o ha subito l’aggressione di un conspecifico tenderà a mostrarsi timoroso nei confronti di una categoria (di persone, animali o cose) più circoscritta (es. i cani di taglia grande, i bambini, le scope etc., gli esempi possono essere infiniti). Anche in questo caso lo stimolo potrà essere presentato in modo molto soft, magari in lontananza, premiando il cane ogni volta che si mostra tranquillo, accorciando piano piano la distanza ed aumentando gradualmente i tempi dell’esposizione.
L’aspetto fondamentale, riassumendo, è fare un passetto alla volta e impegnarsi per accrescere l’autostima del cane.
Di grande importanza assumono in questo caso le lodi fisiche (carezze) e verbali che costituiscono il vero insegnamento.
Inoltre viene da sé che le punizioni (se il cane abbaia, scappa o morde per paura) non sono consigliate in virtù del fatto che l’animale potrebbe sentirsi ancora più insicuro e fragile.
Soprattutto è necessario evitarle se scaturiscono dal nervosismo del proprietario e non dall’attento studio dei modi e dei tempi giusti che un esperto può fare.
a cura di Sara Di Nepi
Educatore Cinofilo Comportamentalista